I nostri impegni


La moda è andata. Viva la moda!

Poiché siamo convinti di essere giunti alla fine di un modello che ci mette in pericolo, l'urgenza è cambiarlo. Il consumo eccessivo in tutti i settori delle nostre economie sta soffocando la nostra Terra. La popolazione mondiale continua a crescere e tutti, in un approccio molto comprensibile, desiderano migliorare il proprio comfort di vita. Ciò è tanto più vero nei paesi in via di sviluppo, dove le popolazioni vedono aumentare considerevolmente il loro potere d'acquisto. Consumare a tutti i costi diventa inevitabile.

Ma perché produrre sempre di più? Per quanto tempo continueremo a strappare risorse naturali dalle viscere della terra ancora e ancora quando possiamo fare diversamente? Per fare meglio.

L'industria della moda è come le altre. Da tempo assistiamo ad un'accelerazione del “fast fashion”. Una tendenza che ci spinge a consumare la moda con la stessa rapidità degli hamburger dei fast food. Alcuni grandi marchi offrono decine di nuove collezioni ogni anno. Proviamo ad immaginare per un attimo cosa questo rappresenti in termini di risorse naturali prelevate dalla nostra Terra. Come sappiamo oggi, questa realtà ha raggiunto i suoi limiti.

Ecco alcuni dati per misurare correttamente l'entità del disastro e la gravità del pericolo:

  • Emissioni di gas serra: il settore della moda da solo produce il 2% dei gas serra nel mondo
  • Elevato consumo di acqua: si stima ad esempio che per produrre una singola maglietta siano necessari circa 2.700 litri di acqua. L'industria della moda è responsabile del 20% di tutto l'inquinamento idrico industriale nel mondo.
  • Inquinamento vario: i vari prodotti che vengono utilizzati durante la produzione inquinano i corsi d'acqua e i suoli dei paesi produttori, portando a disastri ambientali e sanitari.

Poliestere e cotone sono i due materiali principali che entrano nella composizione dei nostri vestiti. Ma lo sapevi che la produzione di poliestere, derivato dal petrolio, rilascia da due a tre volte più emissioni di carbonio rispetto al cotone, ma il poliestere non si decompone nell'oceano ?

Ogni anno vengono rilasciate negli oceani quasi 500.000 tonnellate di microfibre. È l'equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica.

E cotone me lo dici? Purtroppo non è meglio. Gode sicuramente di un'immagine migliore perché viene percepito come più "naturale", ma in realtà la sua produzione richiede enormi quantità di pesticidi. Si stima in ¼, la percentuale di pesticidi utilizzati nel mondo dedicati alla coltivazione del cotone; senza dimenticare l'elevato consumo di acqua nelle colture.

Non dimenticheremo, ovviamente, tutti i materiali provenienti da animali, come lana, pelle o pelliccia che, oltre ad inquinare, provocano sofferenza animale in totale contraddizione con i valori difesi da Andy's Ethic.

 

DI FRONTE A QUESTA TRISTE SCOPERTA
Andy's Ethic vuole supportare la nuova generazione che desidera consumare la moda
eticamente e responsabilmente con forti impegni:

 

  • Collezioni sostenibili che soddisfano criteri etici ed esigenti.
  • Materie prime organiche e riciclate.
  • La garanzia e la tracciabilità dei materiali utilizzati grazie alle numerose certificazioni ed etichette.
  • Collezioni eco-responsabili senza compromessi di qualità e comfort.